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Dove va il Papa?

Dove va Papa Francesco? Dove sta portando la Chiesa cattolica, verso quale Cristianesimo ci conduce? E insomma, … “come andrà a finire” al termine del percorso sinodale appena iniziato fra importanti e fondamentali “dubia”, forzature e incomprensioni?

 Il 4 ottobre si è aperto un nuovo Sinodo dei Vescovi in Vaticano. Ai rilevanti “Dubia” (quesiti) avanzati da alcuni prelati al Pontefice su importanti e delicate questioni di dottrina e prassi ecclesiale, leggiamo in rete che papa Francesco “non” “ha risposto” con la necessaria chiarezza, e questa preannunciata contrapposizione in seno alle gerarchie della Chiesta cattolica disorienta e agita non poco i fedeli.

     “Sinodo significa “camminare insieme”, ma a quanto pare solo in una direzione opportunamente prestabilita […] nel corso del pontificato”, ha dichiarato in una sua lettera pubblica ai Vescovi il Card. Joseph Zen, anziano porporato cinese. Sua opinione, certo, ma è comunque evidente che tale “prestabilito” percorso sinodale appare intenzionato a portare ecclesiastici e laici, senza distinzione di ruolo (!) alla definizione e alla interpretazione ‘larga’ e persino individuale di quelle che per secoli abbiamo ritenute “verità di fede”. Si ha serio motivo di temere che, in nome di una maggiore comunione, di un auspicato ecumenismo, venga alla fine postulata una Chiesa, nemmeno più dei cristiani e, meno che meno, dei cattolici”! (www.lanuovabq.it)

     Mons. Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni-Narni-Amelia, pur convinto e operoso conciliarista ed ecumenista, nell’Introduzione al suo volume “Le parole della Fede” osserva che nel terzo millennio accade che  … “tutti si creano una religione a propria immagine e somiglianza”, e fra gli stessi cristiani … “tutto diviene confuso e senza più confini. Anche i contenuti della fede cedono il passo ad un credo magmatico senza più identità e quindi senza più forza”! E se proprio questo può essere ed è di fatto il timore dei cattolico-cristiani, chierici o laici che siano, le parole pronunciate da Papa Francesco nella Messa di apertura del Sinodo, laddove annuncia una “Chiesa delle porte aperte a tutti, tutti, tutti”, dove “tutti” possono “dire la propria”, e con questo stabilire o comunque condizionare la vita di tale Chiesa, al contrario, sembra non dar peso alcuno al processo di secolarizzazione, persino alla perdita di identità della Fede, del nostro quotidiano “credo”. Non a caso, quel che è detto “Sinodo dei Vescovi”, per Sua ferma volontà vede la partecipazione anche di non consacrati, uomini e donne della società civile, persino “con diritto di voto”. Chiaramente una forzatura, storica se non rigorosamente dottrinale. (1)

     Per la verità, anche il citato Mons. V. Paglia, dal 2012 Arcivescovo e Presidente della “Pontificia accademia per la vita” (oggi “Dicastero per i laici, la famiglia e la vita”)  nel ricordato volume, della attuale “Chiesa” mette in risalto con evidente convinzione la trasformazione da “ineguale e gerarchica”, così considerata e voluta sino ai mutamenti dettati dal Concilio Vaticano II, a “… mistero di comunione, ove la figliolanza a Dio prevale su ogni altra”, così com’è, in vario grado, nel pensiero degli ultimi pontefici romani, e dell’attuale Papa Francesco soprattutto.

     Trasformazione/i non da poco, non soltanto formale/i, di cui i fedeli nel tempo nuovo, via, via, hanno preso atto, con adesione di numerosi ecclesiastici e laici, e non meno con palese sconcerto di molti altri. Tant’è che, se posso, in tutta perfetta buona fede e sincera volontà di comprendere, da umile credente quale sono io mi chiedo: se la Chiesa cristiana e cattolica si fa praticamente secolare più che religiosa, nel suo sforzo di “accoglienza” delle “esigenze” del “diverso” se non “avverso”, persino di chi si professa “ateo” e nega la presenza di Dio e dunque dello spirito, nell’uomo, nella vita di ogni essere creato e nell’universo; se, come annota ragionevolmente il sopra citato ecclesiastico, in forza di ciò “i contenuti della fede cedono il passo ad un credo magmatico senza più identità”, mi chiedo che valore apostolico ed evangelico possa avere il sopra detto invito del Papa. Insomma, di quale cristianesimo  noi battezzati ci riterremo partecipi e testimoni, missionari di Verità secondo la non confutabile volontà di Gesù Cristo, di fronte ad un mondo inevitabilmente, oggi e poi ancora, multi confessionale, e diffusamente anche materialista e non credente? In ultima analisi, è da ritenersi questa in atto una asserita “purificazione della Chiesa” o, al contrario, un processo di fattiva adulterazione della stessa fede cristiana (2) e particolarmente del modo di viverla?

     Giuseppe F. Pollutri per “Mikhaèl”, 08 ottobre 2023

  • “La Chiesa è opera di Gesù Redentore e venne storicamente realizzata dagli Apostoli…”. “Gli apostoli sono fondamento della Chiesa con la loro predicazione orale e scritta, con la testimonianza della loro santa vita, con la prova suprema del sangue”.
    Mons Giovanni B. Proja in “Gli Apostoli”, Roma 2002
  • “Con in termine fede in genere si indica sia l’atto del credere sia il suo contenuto, ossia ciò che chiamialo le “verità di fede”. “In tale prospettiva il credente non è solo colui che aderisce intelletualmente a certe verità, bensì colui che si lascia coinvolgere esistenzialmente da esse”.

Vincenzo Paglia alla voce “Fede” in “Le parole della fede”, Rizzoli 2004