Attualità

Ricordando “Il Viaggio” terreno di Elio Bitritto.

Una vita ben spesa, per la famiglia, per la comunità degli uomini e per la sua città d’adozione, Vas

“E tutta questa finta realtà
scoppierà
forse.

Noi forse resteremo.
Noi forse.”

(E. Montale, Elegia, componimento inedito)

       Elio Bitritto, “uomo di rara sensibilità culturale, educatore, geologo, giornalista, sociale, lascia una traccia indelebile nella vita della nostra Vasto”.
Queste le parole, lapidarie quanto necessarie e necessariamente veritiere, con cui l’Avv. Giuseppe Tagliente, nel mattino seguente al sette di agosto del corrente anno, diede notizia alla nostra comunità cittadina dell’avvenuto decesso dell’amico, collaboratore e complice in molteplici iniziative e attività, civili e civiche, nonché culturali e scientifiche. Una vita di impegno e dedizione per la quale Elio Bitritto resterà fra noi, non … “forse”, secondo la poetica di E. Montale del dubbio ontologico nei riguardi dell’esistenza umana e della sua incidenza sociale, ma sicuramente. La sua figura umana e sociale, in concreto la sua persona, il suo bonario, ma sempre lucido e fermo insegnamento, in una realtà non “finta” ma seppur dura e problematica sempre vitale, permarrà di certo in virtù di un suo imperativo esistenziale: – Dire, comunicare, mai tacere quel che si deve. Irrinunciabilmente aggiungerei, ne siamo convinti, giacché per un essere umano non c’è altro modo per essere fermenti vivi nelle coscienze, per lasciare un ‘segno’ nelle memorie del tempo, nelle scritture che a testimonianza restano. Ed Elio, il geologo, il professore, il pubblicista, … il social satirico, come ben sappiamo ha tanto detto e scritto delle proprie convinzioni, mai ha rinunciato sino alla fine ad affermarle, ha molto operato non meno, ove possibile, per renderle propositive, fattive, praticabili.

       Elio Bitritto ha saputo indicare a tutti, soprattutto ai giovani, un modo, il più degno e proficuo di porsi attivamente in una comunità. Un vero esempio nel non allinearsi per convenienze diverse al “politicamente corretto”. Non per un cosiddetto “lisciare il pelo alla bestia” affinché non ci si rivolti contro, quanto per stare, ad ogni costo, nella ‘verità’ dei fatti e dei comportamenti. Giacché – tale la sua ferma idea – non è nella finzione e nel taciuto o nascosto che si forma il progresso, il ben-essere umano, non solo dei corpi, quanto dello spirito con cui ci si pone per se stessi e nei rapporti con gli altri.
      Parafrasando e interpolando come fossero mie le parole con cui G. Tagliente ha commentato appena alcuni mesi orsono l’ultima fatica documentaristica del nostro, titolato “Il Viaggio” (descrizione della frana subita da Vasto già nel 1816 e sue varie, quanto esiziali conseguenze), la vicenda umana e intellettuale di Elio Bitritto è stata, si direbbe per antonomasia un …“viaggio tra storia e scienza”; può dirsi … “un monito a conoscere lo ‘spazio’, ovvero la realtà, fisica [e non solo, ovviamente] in cui si vive, per conservarlo, per curarlo, per amarlo”. “E’ un invito – di certo ancora e non forse – ad una maggiore presa di coscienza degli amministratori a qualsiasi livello”. Giacché – sempre parole di Tagliente, con convinzione rese proprie in vita da Bitritto – “non esiste peggior danno di quello derivante da una verità nascosta e taciuta, … non esiste colpa maggiore di quella della omissione nel manifestare il proprio pensiero”.

                                                               ***

     “Se un’ombra scorgete, non è / un’ombra – ma quella io sono”, scrive ancora nella sopra citata e riscoperta poesia Eugenio Montale, maestro dell’ermetismo: del dubbio esistenziale, della solitudine, della incertezza non meno. Al contrario, ed è quel che qui e oggi noi vogliamo affermare: per nulla affatto “un’ombra” dovrà restare Elio Bitritto e la sua non comune vicenda terrena.

 – Non un ombra ho voluto essere io, fra voi, – direbbe di sé, lui stesso – ma un quotidiano attore di chiara e coraggiosa  parola, sempre “sulla breccia”, che mette in chiaro ciò che non è compreso, quel che soprattutto per interessi non degni dal potere di varia natura e specie è tenuto nascosto, all’occorrenza camuffato. Ed è per questo che nel momento del comunitario commiato funebre, in rappresentanza della “Associazione Culturale San Michele Arcangelo” di cui è stato primo fondatore e instancabile presidente-animatore, con una sorta di illuminante asseverazione epigrammatica, Tagliente ha voluto e potuto affermare di lui, attivista del pensiero necessario: Ei fu, … di certo è stato».


        Per qui mettere un punto a questo mio scarno ricordo – … ciò che credo farà piacere all’amico Elio, se ci ascolta nella sua esistenza dell’aldilà – desidero riportare un suo pensiero, messo in bocca al frate protagonista del citato ultimo volume. A conclusione de “Il Viaggio”, detto personaggio, tornato nella città partenopea afferma: C’è una cosa che mi rincuora: sia i Vastesi che i Napoletani di guai ne hanno passati tanti. Ma, sempre, la caparbietà degli abruzzesi e quella “tragica spensieratezza” dei napoletani hanno saputo vincere su tutto e su tutti. Anche questa volta sapremo reagire, superare questa ennesima prova cui il destino ci sottopone”!

       Eh, sì, questa – caro Elio – è stata la tua, sempre ferma convinzione, la tua speranza, quantomeno … E’ sempre stato e resterà, nei modi e nella sostanza, un tuo umano e intellettuale, caparbio non meno, ammonimento; una tua saggia e per noi tutti preziosa lezione.

Dovremo consapevolmente farla nostra. Di certo, … per nulla affatto “forse”!


Giuseppe Franco Pollutri, per Mi-kha-èl, Vasto, ottobre 2023