Attualità

MIASMI E CASE POPOLARI

Diamine! Anche Federico Garcia Lorca sapeva che, alle cinque della sera, l’ossido seminava cristallo e nichel! E se ciò era a conoscenza del Poeta, a maggior ragione non si può ignorare il fatto che, sempre alle cinque della sera, sono le case popolari a produrre i mefitici miasmi che ammorbano l’aria della città generati dalla decomposizione delle sostanze organiche. Magari non sempre puntualmente «a las cinco de la tarde», ma anche in qualche altra ora della giornata, in ogni caso sempre dopo il «meriggiare pallido e assorto» di montaliana memoria
Prima o poi? Poco importa. Fa sempre lo stesso!
Lo abbiamo appreso dalla lettura di un articolo apparso qualche giorno fa sulla pagina vastese di un quotidiano regionale che ha resocontato gli esisti di una discussione tenuta nella sede comunale che ha raggiunto lo straordinario obiettivo di procedere a una nuova convocazione. Ci si è riuniti per indire una nuova riunione! Un esempio magistrale di circolarità della decisione.
Qual è stata un’ipotesi emersa dalla discussione? Che è l’area industriale, con la sua grande curatela, a preservare l’ambiente dall’inquinamento odorigeno cagionato dalle esalazioni delle sostanze organiche marcescenti nei luoghi abitati! Non solo! Ma un tale presente nell’uditorio sembra aver sommessamente e labialmente osservato tra sé e sé un interrogativo del seguente tipo: vuoi vedere che, tra le concause, potrebbero essere considerati gli stessi resti scheletrici dei corpi interrati durante l’epidemia di tifo petecchiale del 1817, in ragione di una tardiva putrescenza tornata a essere attiva?

«Finalmente – pare aver aggiunto il fine e silenzioso indagatore – una buona occasione per bonificare l’area in questione ed espiantare contestualmente tutte le vecchie e inutili pietre che bloccano la costruzione di nuovi opifici! Magari si potrebbe dar vita alla realizzazione di un bel cementificio in grado di procedere alla tombatura di tale vergognosa , consentendo l’immorsamento di nuovi capannoni!».
«Tout se tient» – tutto combacia – esclamerebbero i francesi nella loro suadente lingua. Non solo! Ma ciò potrebbe diventare «rara avis» (in latino, ‘uccello raro’)» – stando al canto del Profeta senza nome». «Ecco dunque l’uccello di cui si ha bisogno. Un resistentissimo pennuto forgiato dal cemento armato! Non il debolissimo e minuscolo fratino incapace di reggere ai miasmi derivanti dalle sostanze organiche marcescenti!»
In buona sostanza spagnolo, francese, latino, sembrano essere le lingue finora evocate per celebrare le meraviglie care al «Mondo nuovo» di Aldous Huxley. E perché non ricorrere al tedesco di «Nichts Neues unter de Sonne» che sottolinea il biblico “Niente di nuovo sotto il sole”?
Distopia? Chi lo sa! Sappiamo solo che il tutto accade «a las cinco de la tarde» o in qualche altra ora della giornata, in ogni caso sempre dopo il «meriggiare pallido e assorto» del poeta.

Luigi Murolo